Luca Toni, il Dorian Gray del calcio italiano

863

La notizia era nell’aria da tempo vista l’età, ma quando è arrivata ha lasciato di stucco non solo i tifosi dell’Hellas Verona, ma tutti i tifosi italiani: domenica 8 maggio, Luca Toni giocherà la sua ultima partita dopo di che si ritirerà dal calcio giocato. La sua carriera, iniziata nel 1994 in C1 nel Modena, terminerà allo stadio “Bentegodi” di Verona contro la Juventus neovincitrice del quinto titolo consecutivo.

Ne ha fatta di strada il ragazzo di Pavullo nel Frignano, sull’Appennino modenese, che dalla provincia è arrivato a vincere tre volte la classifica marcatori (Palermo, Fiorentina, Bayern Monaco), il Mondiale in Germania (con due reti fondamentali nei quarti di finale contro l’Ucraina) e la prestigiosa Scarpa d’oro nel suo annus magicus, il 2006.

Luca Toni ha vestito la maglia di quindici squadre tra Serie C1 (Modena, Fiorenzuola, Lodigiani), Serie B (Empoli, Treviso, Palermo), Serie A (Vicenza, Brescia, Palermo, Fiorentina, Genoa, Juventus, Hellas Verona), Bundesliga (Bayern Monaco) e l’emiratina Pro-League (Al-Nasr)m per un totale di 658 presenze ed 307 reti. Nel suo palmares personale spiccano il tripletetedesco (titolo, Coppa di Germania, Supercoppa di Germania) nel 2007/2008 ed il campionato di B vinto con il Palermo (per lui 30 gol in quarantacinque incontri). Lo scorso anno, come detto, ha vinto la sua seconda classifica marcatori in massima serie, alla tenerà età di 38 anni, diventando il giocatore più vecchio a primeggiare nonché il primo italiano a vincerla con due squadre diverse.

Luca Toni è stato apprezzato non solo da tutte le tifoserie in cui ha militato, ma è stato molto amato da tutti gli amanti del calcio: mai una parola fuori posto, testa bassa e allenamenti, mai un gossip, tanta tenacia e la consapevolezza di lasciare un vuoto (quasi) incolmabile nel calcio italiano. E’ arrivato nel grande calcio tardi (aveva 23 anni quando debuttò in massima serie con la maglia del Vicenza) ed in tarda età (compirà 39 anni il prossimo 26 maggio) ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo.

Dopo essere stato il giocatore più caro della storia del Brescia (30 miliardi pagati nell’estate 2001 al Vicenza da parte di Gino Corioni) e dopo tanta gavetta, la grande occasione nell’estate 2003: passare nel Palermo di mister Silvio Baldini (e poi di Francesco Guidolin) che voleva tornare in A dopo trentuno stagioni. La stagione vide i rosanero tornare nel massimo campionato trascinato proprio da un Toni in formato mundial, capace di segnare ben 30 reti in quarantacinque incontri giocati (era la B lunga del caso Catania, con 24 squadre).

Dopo due anni, nel 2005, passò alla Fiorentina ed in maglia viola divenne un Giocatore con la G maiuscola: due stagioni in riva all’Arno, 31 reti la prima e 16 la seconda. Si diffuso il modo di festeggiare “alla Toni” ed il 9 luglio 2006 alzò al cielo la Coppa del Mondo a Berlino.

Come in Serie A, anche in Nazionale arrivò tardi avendo avuto 27 anni il giorno del suo debutto in azzurro (Islanda-Italia). La sua ultima partita fu contro il Brasile in Confederations Cup il 21 giugno 2009, dopo 47 presenze e sedici reti segnate. E pensare che per il Mondiale Brasiliano di cinque anni dopo molti italiani lo volevano, a 38 anni, “imbarcato” sull’aereo per il Sudamerica.

Terzo giocatore a militare in Bundesliga (prima di lui il carneade portiere Gianluca Pacchiarotti nello Schalke 04 nel 1986-87 e Ruggero Rizzitelli, bomber del Bayern Monaco tra il 1996 e il 1998) e quinto in ordine di tempo a giocare in Germania (prima di lui, in Zweite Liga, Marco Rossi nell’ Eintracht Francoforte nel 1994-95 e Gabriele Graziani nell’Hertha Berlino nel 1995-96), con i bavaresi Toni compose una coppia fenomenale con l’amico Frank Ribery, arrivato come lui nell’estate 2007. Tra i due scoppiò una grande amicizia non solo fuori, ma anche in campo. I due attaccanti fecero faville: 24 reti il modenese, undici il francese con Toni vincitore della classifica marcatori, quinto italiano a vincere la classifica marcatori di un campionato estero (dopo Roberto Boninsegna con i Chicago Mustangs; la cinquina di Giorgio Chinaglia nei New York Cosmos; Marco Negri e Christian Vieri con Glasgow Rangers e l’Atlético Madrid). Toni era talmente idolatrato dai tifosi, che un attore-cantante teutonico, “Matze” Knop, molto somigliante al giocatore, gli dedicò una canzone in cui lo si esaltava come “numero uno” in un testo fatto di simpatici stereotipi. In Germania, Toni rimase tre stagioni e mezzo, per poi tornare in Italia, nel gennaio 2010, alla Roma, contribuendo con gol pesanti al secondo posto in campionato dei capitolini.

Da allora cambiò altre due squadre (Genoa e Juventus) giocando poco e segnando ancora meno. I tifosi juventini lo hanno ancora oggi nel cuore in quanto fu il primo a segnare, l’8 settembre 2011, nella prima partita giocata nel nuovissimo “Juventus Stadium” contro il Notts County. Partì poi alla volte degli emirati arabi dove si stabilì sei mesi, tra il gennaio ed il giugno 2011.

Luca Toni “bollito”? Assolutamente no e la Fiorentina lo riportò in Italia ma Toni ha subito da poco una grave perdita: la morte del primogenito al momento della nascita. Lui e la sua compagna Marta erano nella disperazione totale e Luca aveva pensato anche di smettere di giocare a calcio. Ma capì che non poteva lasciare la cosa che lo ha fatto diventare quello che era, il calcio. A Firenze rimase un solo anno e si riprese la maglia numero 30.

Partito a diciassette anni dalla provincia con una maglia gialloblu’, a trentasei anni decise di ripartire ancora dalla provincia con un’altra compagine gialloblu, l’Hellas Verona. Con i veneti, Toni sembrava tornato ai tempi migliori: vice-capocannoniere con 20 reti il primo anno, capocannoniere quella successiva con ventidue marcature e per l’undicesima volta in carriera in doppia cifra a fine stagione.

Con la maglia dell’Hellas, Luca Toni diventò il primo giocatore scaligero a vincere una classifica marcatori di Serie A, il più prolifico in una singola stagione in massima serie ed il miglior marcatore in massima serie dei veronesi, oltre ad aver segnato con la maglia scaligera il 300° gol in carriera. Il “Bentegodi” era pazzo di lui, come erano stati pazzi di lui tutti gli stadi in cui ha giocato.

E proprio lo stadio che lo ha consacrato per ultimo, domenica sera, i darà l’ultimo saluto. Cala il sipario sulla carriera di uno dei grandissimi di Berlino 2006.

Di lui rimarranno impressi nei tifosi il cuore, la grinta e l’istinto per il gol che lo hanno accompagnato da sempre in campo, oltre a enormi qualità umane che gli hanno consentito di reagire sempre alle difficoltà, agli incidenti e, talvolta, all’incomprensione con qualche allenatore.

Quando si hanno testa, volontà e grande voglia di impegnarsi, ogni obiettivo è alla portata per un ragazzo semplice che è rimasto tale a dispetto della notorietà.

Grazie di tutto Luca Toni, vero “numero uno”.