Nazionale di calcio: le polemiche aiutano a… vincere

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Chiellini

Italiani: popolo di santi, poeti, navigatori e… contestatori. In particolar modo di calcio.

Da noi, il football è argomento principe di tutte le discussioni: tra amici, al bar, in ufficio il lunedì mattina, sui social network. Ed in più, il disquisire di calcio avvicina anche persone che non solo non si conoscono, ma che appartengo anche a ceti sociali diversi. E di calcio “non giocato” se ne parla sui giornali, sui siti specializzati, nei salotti televisivi e nelle tv private, vero serbatoio, da almeno dieci anni, di share inattesi.

Ed in questi “spazi” appena citati, la Nazionale è sempre nei pensieri di tutti. soprattutto ora che sono all’orizzonte i Campionati europei.

La Nazionale è da sempre croce e delizia del nostro calcio: amata ma bistrattata al tempo stesso, al centro dell’amore patrio sulle note dell’inno ma al centro di molte polemiche e subissata da critiche. In particolare modo in tre occasioni: dopo la figuraccia inglese contro la Nord Corea nel 1966; prima e durante i Mondiali di Spagna 1982; prima e durante i Mondiali di Germania 2006.

INGHILTERRA 1966

Nel primo caso furono addirittura chiuse le frontiere fino al 1980: la “legge Bosman” non si sapeva cosa fosse e lo stesso Jean-Marc andava per i due anni di età quando tale Park Pak Doo-Ik, un po’ dentista ed un po’ no, il 19 luglio ci eliminò. Fino al 1980 non sarebbero più stati tesserati giocatori stranieri nelle squadre italiane per favorire i settori giovanili nostrani ed i risultati furono importanti, nel complesso: Italia Campione d’Europa due anni dopo; vice-Campione del Mondo in Messico fermata solo da un clamoroso Brasile guidato da un clamoroso Pelé; nel Mondiale 1978 gli azzurri si piazzarono al quarto posto. Nella kermesse mondiale tedesca di due anni prima la Nazionale uscì subito tra le polemiche e nel mentre gli Europei furono senza gioie.

SPAGNA 1982

In Spagna, la stampa ed i tifosi pensavano che l’Italia fosse lì in qualità di turista: pessimo cammino nelle amichevoli (una vittoria di misura contro una squadra della cadetteria portoghese, un pareggio pessimo ed una sconfitta contro la Francia di Platini e contro la Germania Est) e critiche verso i convocati di Bearzot. Gli Azzurri erano quasi tutti gli stessi di quattro anni prima in Argentina, oltre al fatto che erano stati convocati giocatori che sarebbe stato meglio fossero stati a casa mentre altri giocatori dovevano essere convocati ed invece furono lasciati a casa (Beccalossi e Pruzzo, capocannoniere uscente della Serie A). Ma l’Italia (indirettamente) stava ancora pagando gli strascichi del “Toto-nero”, il primo calcio-scommesse. Nello scandalo furono coinvolte squadre di A e di B oltre a tanti giocatori e dirigenti: sono ancora vive le immagini delle macchine della polizia a bordo campo ad arrestare i giocatori. Non fu arrestato, ma ebbe un ordine di comparizione davanti ad un giudice, uno dei più importanti attaccanti di allora, Paolo Rossi, militante allora nel Perugia.

Rossi fu squalificato per tre anni e poi in appello gliene fu condonato uno: il giocatore (passato poi alla Juventus nel 1981) tornò in campo solo il 29 aprile 1982 e non si pensava che Bearzot lo avrebbe chiamato per il Mondiale. Ed invece il “vecio” lo incluse. E scoppiarono (guarda caso) aspre polemiche.

Come se non bastasse, gli Azzurri furono inseriti in un girone facile ma che passarono solo per differenza reti con il Camerun. Tutti erano contro il tecnico friulano ed il ct di Aiello del Friuli era contro tutti. E tutta la squadra andò in silenzio stampa per solidarietà con lui.

Nella seconda fase a gironi l’Italia su collocata in un girone di ferro con l’Argentina Campione del Mondo in carica (guidata da Passarella e Maradona) ed il Brasile di Zico e Falcao, con la rosa più forte di tutte. Da casa si pensava che non ci sarebbe stata speranza. Ed invece quelle polemiche furono il nostro carburante: 2 a 1 contro l’Argentina e 3 a 2 al Brasile, con tripletta di Paolo Rossi in quella che passò alla storia come la “tragedia del Sarriá”.

Aver battuto le due corazzate sudamericane fece tornare il sereno in casa Italia e da allora il Mondiale prese un’altra piega: in semifinale la Polonia venne battuta senza problemi (doppietta di Rossi) e l’11 luglio Dino Zoff alzò al cielo al cielo di Madrid la terza Coppa del Mondo azzurra dopo la vittoria per 3 a 1 contro la Germania (allora) Ovest.

La vittoria avvicinò (ovviamente) stampa e tifosi alla Nazionale e la Federcalcio decise di amnistiare tutti i giocatori ed i dirigenti che avevano ancora squalifiche pendenti per il “Toto-nero”.

Le prestazioni successive della Nazionale furono pessime: qualificazione mancata agli Europei francesi del 1984 ed Azzurri eliminati negli ottavi dalla Francia a Messico ’86. Nel 1988 l’Italia fece un buon Europeo in Germania e nei Mondiali ospitati in casa, l’Italia si classificò terza con una squadra che (forse) avrebbe vinto il Mondiale.

GERMANIA 2006

Dieci anni fa il clima era forse ancora più arroventato che in Spagna: calcio italiano travolto dall’ondata “calciopoli” che avrebbe visto la Juventus retrocessa d’ufficio in Serie B (era stata anche chiesta la retrocessione in C1) nonostante avesse vinto il campionato; Fiorentina, Lazio e Milan salvate dalla retrocessione in cadetteria, squalifiche di arbitri e dirigenti vari. Insomma, il Mondiale tedesco partiva, come quello spagnolo, con il piede sbagliato.

Apriti cielo: “a casa i giocatori della Juventus” e “non partiamo neanche per la Germania” erano i leit motif di quella tarda primavera (la prima proposta era stata avallata dai tifosi anti-juventini, la seconda dagli stessi tifosi bianconeri).

Come in Spagna, l’Italia non partiva certo con i favori del pronostico eppure anche in quel caso il girone fu facile (Ghana, Stati Uniti, Repubblica ceca) e gli ottavi di finale arrivarono senza patemi. In maniera agevole gli azzurri arrivarono poi in semifinale: Totti siglò un rigore generoso contro l’Australia nei minuti di recupero ed una doppietta di Toni (con gol iniziale di Zambrotta) annientarono la sorpresa Ucraina nei quarti di finale. La tanto contestata Italia era arrivata tra le prime quattro del Mondo, cosa che non accadeva (almeno) dai tempi di Usa ’94.

Avversario della semifinale era la temibile Germania padrone di casa e candidata numero 1 alla vittoria del titolo. L’ultima volta che le due Nazionali si incontrarono ad un Mondiale era stato nella finale del “Bernabeu” del luglio 1982.

Tutti erano già con la mente all’8 luglio, giorno della finale per il 3° posto, ed invece il 4 luglio al “WestfalenStadion” di Dortmund si compì un vero miracolo calcistico: la partita andò ai supplementari e gli azzurri vinsero 2 a 0 con i gol, tra il 119′ ed il 121′, di Grosso e del Piero. Le polemiche e le critiche, come in terra iberica, avevano dato quel quid in più all’Italia.

E l’11 luglio, a Berlino, Materazzi pareggiò il vantaggio su rigore di Zidane (poi espulso per la testata allo stesso interista). Risultato invariato ai supplementari e, per la seconda volta nella storia dei Mondiali (e per la seconda volta con l’Italia in finale) la Coppa del mondo si sarebbe assegnata ai rigori.

Trezeguet sbagliò l’unico rigore per i galletti mentre Grosso, ultimo della lista dei rigoristi, spiazzò Barthez: Italia per la quarta volta Campione del Mondo. Dopo la vittoria Mondiale, gli Azzurri vennero eliminati al primo turno sia in Sudafrica che in Brasile, mentre a livello di Europeo la Spagna ci estromise ai rigori nel 2008 e ci annientò quattro anni dopo nella finale di Kiev.

E ORA IN FRANCIA?

Il 10 giugno inizieranno gli Europei e l’Italia non partirà tra le favorite, nonostante sia vice-Campione uscente. Le polemiche anche questa volta non mancano: dai giocatori da naturalizzare ai talenti che non emergono; dalle squadre zeppe di giocatori stranieri ad una Serie A non all’altezza della situazione; da una squadra vecchia ad un Ct che ha testa altrove (vedi Chelsea…) e che forse (e qui le polemiche fioccano) dovrebbe dimettersi prima dell’Europeo.

Da qua al debutto contro il Belgio (13 giugno, ore 21) la strada è ancora lunga. E le polemiche e le critiche non mancheranno, altrimenti che italiani saremmo?

Speriamo che anche questa volta…portino bene. Ne avremmo bisogno.