Assoluzione Acerbi, che brutta figura per il calcio italiano

L'approccio al caso Acerbi-Juan Jesus e la conseguente sentenza sono una macchia importante sul sistema calcio italiano.

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LUCIANO SPALLETTI VIENE PRESENTATO ALLA STAMPA DA GABRIELE GRAVINA (ph: Keypress)

La notizia dell’assoluzione di Acerbi ha lasciato un po’ tutti sorpresi, per non dire allibiti, per non dire arrabbiati. Il problema fondamentale però non è la sentenza in sé, ma il modo in cui il sistema calcio italiano si è mosso in relazione all’episodio. Innanzitutto tentando sin dal primo momento, sin dai primi tesserati della federazione fino a quelli più in vista, come il CT della Nazionale e il presidente della FIGC, di sminuire la portata della vicenda, mettendo in risalto sin dal primo giorno l’assenza di prove e la testimonianza di Acerbi, invece che mostrando solidarietà ad un ragazzo che durante una partita di calcio è stato attaccato per il suo colore della pelle. E ora qualcuno potrà dire “non ci sono prove”, “non c’è la certezza che gli abbia detto una frase razzista”, “è la parola di Juan Jesus contro quella di Acerbi” (e del calcio italiano, direi io).

Ma a tal proposito, se Juan Jesus avesse voluto (per quale motivo) sollevare un polverone e un grande scandalo contro Acerbi, di certo non sarebbe andato ai microfoni di DAZN nel post-partita a smorzare i toni sull’accaduto, affermando di aver ricevuto e accettato le scuse da parte del suo avversario. Questo comportamento del difensore partenopeo, oltre a dimostrare una signorilità ed una maturità importante, oltre che un’intelligenza superiore alla media dei suoi colleghi, à la prima prova dell’onestà intellettuale di Juan Jesus, che parla dell’accaduto ponendo il problema, ma non attaccando personalmente Acerbi per il comportamento specifico. D’altronde, proprio durante quella partita in cui tutti i calciatori in campo hanno portato al braccio un applique contro il razzismo nello sport, il primo a darci una lezione è stato proprio Juan Jesus. L’insulto razzista in molti casi non è percepito come tale, non è stigmatizzato con la giusta severità, ed è facile rendersene conto semplicemente guardando le immagini di Acerbi che si scusa, in cui si intuisce la frase “non sono razzista” mentre indica Thuram col braccio. L’errore è tutto qui, nella percezione del problema che ciascun individuo avverte e che lo porta, magari senza pensarci, ad alimentare questo sistema discriminatorio.

E allora possiamo parlare di occasione sprecata per tutto il sistema calcio, che con la sua capacità di raggiungere un imponente numero di persone avrebbe potuto mandare un messaggio diverso, più positivo per tutti, anche solo mostrando solidarietà per Juan Jesus.

La reazione di Juan Jesus, la sentenza di assoluzione

A lottare da solo per la causa è rimasto solo Juan Jesus, sostenuto dal Napoli. Come detto, il giocatore aveva subito abbassato i toni nel post partita, ma dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Acerbi che smentiva l’accaduto, raccontando una versione a dir poco fantasiosa (spero che nessuno creda nella frase “ti faccio nero” che sarebbe stata pronunciata dal difensore interista) non ha potuto far a meno di intervenire e contro-smentire questa ricostruzione. Ne va della sua onestà intellettuale, della sua credibilità, della sua maturità, tutte caratteristiche che a differenza di Acerbi ha dimostrato di possedere.

E allora mi chiedo, ma possibile che in una situazione del genere, con un tesserato che chiede almeno attenzione e rispetto per una situazione che solleva un problema così radicato come quello del razzismo, non ci sia stato nessuno tra le autorità che sia intervenuto con una parola di solidarietà nei suoi confronti? La giustizia sportiva è un conto, ma la solidarietà e i rapporti umani tra le persone sono tutta un’altra storia. E allora, almeno io nel mio piccolo, lo voglio dire: io sto con Juan Jesus, con la sua classe, la sua eleganza e la sua intelligenza, e spero che anche Acerbi la pensi così e non ripeta più un comportamento come quello dell’altra sera.

Per quanto riguarda la sentenza, la legittimità della stessa non è in discussione. Nel nostro sistema garantista, senza una prova schiacciante di colpevolezza, si può considerare l’assoluzione come possibilità concreta. Ma anche qui a me viene un dubbio: possibile che nel 2024, con 50-60 telecamere intorno al campo di calcio, sia sfuggita la frase detta da Acerbi a Juan Jesus? Possibile che non esista mezza inquadratura del momento incriminato, ma esistano immagini delle scuse e della protesta all’arbitro? A me la storia non convince, ma a pensar male si fa peccato…

PS. Mi auguro, in nome del nostro paese, che Acerbi non sia uno dei rappresentati dell’Italia nel prossimo europeo.

Gabriele Aloisi
Redattore sportpaper.it, esperto di calcio italiano ed estero