Buffon, 1000 miracoli di una carriera inimitabile

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Contro l’Albania il numero 1 farà 1000

Il primo miracolo impresso nella memoria, una paratona su Weah in un Parma – Milan del Novembre 1995. L’ultimo, chissà, potrebbe coincidere con un secondo alloro mondiale, alla sua sesta (!!!!!) manifestazione iridata, ovviamente un record. Uno dei tanti che Gigi Buffon ha letteralmente asfaltato, in un percorso agonistico che ha da parecchio tempo abbandonato i crismi della cronaca per diventare pura leggenda.

Con tutto il rispetto – immenso – per Fabio Cannavaro, chi scrive avrebbe votato il portierone azzurro (e bianconero of course) come Pallone d’Oro in quel tragico e meraviglioso 2006, privando Jascin di quell’aura di solitudine che negli anni si sta rivelando profondamente ingiusta. I vari Zoff, Pfaff, Preud’Homme o Neuer avrebbero certamente meritato un premio del genere. Ma Buffon, se possibile, ha incarnato maggiormente un ruolo nonchè movimento calcistico nazionale che sta uscendo pian piano da un periodo di empasse, soprattutto a livello di visibilità.

Facciamo un parallelismo con l’altro grandissimo guardiano sia con la Juve che con la Nazionale, ovvero Dino Zoff. Il fuoriclasse friulano ha attraversato due periodi distinti del nostro calcio, dal ciclo dei “messicani” a quello che ha suggellato il trionfo di Madrid nel 1982, legando il suo nome a due trionfi distinti ma che comunque rendevano l’idea sul livello – eccelso – dell’Italia calcistica, ovvero l’Europeo del ’68 e il sopracitato Mondiale. Buffon, se possibile, è stato ancora più imprescindibile, perchè ha rappresentato più di chiunque altro una Nazionale dalla quale ci si poteva aspettare di tutto, tranne che vincere il Mondiale di Germania undici anni or sono. Un trionfo magari isolato, ma comunque ancora più bello proprio perchè generato da un ambiente ancora più venefico rispetto a quello in cui crebbe la meravigliosa squadra bearzottiana.

Non solo, lui è ormai ambasciatore universale del nostro calcio, ma anche di quella juventinità di cui si è sempre vantato con quella fierezza e umiltà che purtroppo non sempre sono state evidenziate, forse perchè mascherate da quel sorriso un po’ così che invece ostenta la calma tipica dei forti.

Ora che è entrato nel clan dei millenari della storia del calcio, che ci faccia un regalo. Al di là di una Champions League o di un secondo mondiale, che resti nel mondo del calcio. In un mondo di politicanti arraffa poltrone, di menti vecchie e troppo “interessate”, uno come lui sarebbe finalmente una boccata d’aria fresca. Gli errori che la nomenklatura ha commesso con Baggio e Albertini non devono essere più ripetuti. Intanto, Gigi, goditi il momento, di capitoli interessanti ne hai ancora nella tua faretra.