L’importanza di una standing ovation

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La standing ovation nel calcio non è per tutti: solo i migliori se la sono meritata.

L’ultimo di questi è Andres Iniesta, centrocampista del Barcellona, che al minuto 37 del secondo tempo della partita di Champions League tra i blaugrana e la Juventus, durante l’uscita dal campo in favore di Jordi Alba, ha visto l’”Allianz Stadium” alzarsi in piedi e applaudirlo in maniera molto rumorosa. Il giusto tributo verso un calciatore universale che mercoledì ha fatto la solita partita diligente con quei piedi che pare gli siano stati disegnati da un pittore. Lo stadio della Juventus non è la prima volta che dedica un tributo collettivo ad un giocatore: il più celebre è datato 13 maggio 2012 quando, al minuto 56, Antonio Conte tolse Alessandro del Piero per Simone Pepe durante l’ultima partita di campionato contro l’Atalanta. Quello è stato l’ultimo momento del “Pinturicchio” di San Vendemmiano con la maglia bianconera (anche se contro la Dea era in maglia fucsia): la partita si interruppe per un paio di minuti, i giocatori avversari si diressero a stringergli la mano a centrocampo per salutare del Piero, così come i suoi compagni di squadra. Tutto l’allora “Juventus Stadium” si alzò in piedi e tributò l’ultimo saluto al suo idolo incontrastato. La partita continuò, ma l’attenzione fu verso il perimetro dello stadio, visto che il capitano bianconero si fece un emozionante giro di campo prendendosi tutti gli applausi dei 41mila dell’impianto torinese.

Del Piero di standing ovation era già abituato, visto che un altro tempio del calcio mondiale gli aveva dedicato un’altra ovazione: al “Bernabeu”, il 5 novembre 2008, dopo la doppietta al Real Madrid, all’uscita si godette tutto l’impianto madridista in piedi ad applaudirlo per aver disputato una gara da grande calciatore.

Stadio Bernabeu che già aveva dedicato un’altra standing ad altri tre big del calcio mondiale: Ronaldinho, Andrea Pirlo e Francesco Totti. Nel caso dell’allora attaccante del Barcellona, fu prova di grandissimo rispetto calcistico da parte dei tifosi di casa, visto che il giocatore vestiva i colori della grande acerrima rivale delle merengues, il Barcellona. Ma quando si parla di grandissimi giocatori, il colore della maglia che indossano passa in secondo piano. Se non in terzo. Il capitano della Roma stava entrando dalla panchina e, nonostante l’età ma conoscendo la carriera del “pupone” di Porta Metronia, i tifosi del Real Madrid si alzarono in piedi e applaudirono il suo ingresso in campo. Il “Maestro” di Flero era talmente universale da esservi preso una standing ovation in Italia, in Europa e anche negli States, in occasione della sua ultima partita disputata in MLS con la maglia dei New York City.

Il calcio è stato, è e sarà sempre pieno di standing ovation, ma sarebbe bello che ce ne fossero di più. Il bello di questo gesto è che viene dal cuore di ogni tifoso, nasce in maniera essere spontanea e non deve essere pianificato altrimenti se ne perde il pathos.

Sicuramente Andres Iniesta, il gesto dei tifosi juventini non se lo sarebbe mai aspettato. Anche perché il capitano blaugrana sono anni che gioca a livelli elevati, ha vinto tutto quello che era possibile vincere e a 33 anni non sembra voler lasciare il Mondo del calcio. Il centrocampista di Fuentealbilla andrà in scadenza il prossimo 30 giugno e dal giorno dopo potrebbe accasarsi in qualsiasi altra squadra del Mondo a parametro zero. E tesserare un giocatore come Iniesta, uno di quelli che “fa un altro sport”, sarebbe un colpo da maestro. “Sarebbe”, perché don Andres ha già detto che non lascerà mai il Barcellona, Barcellona e la Catalogna.

“Rispetto”, si diceva. E in questi tempi dove i tifosi si macchiano di gesti deprecabili (che non stiamo qua a riportare), il fatto di tributare un caloroso ringraziamento ad un giocatore che esce dal campo riconcilia con tutto.

Il rispetto porta al rispetto: alla vigilia della partita di Torino, Ivan Rakitić, compagno di reparto di Iniesta nel Barcellona, aveva espresso parole dolci e sincere nei confronti di Gianluigi Buffon, azzardando il fatto che se potesse lascerebbe il suo posto in Nazionale al portiere italiano per i prossimi Mondiali visto che non vi prenderà parte perché la nostra Nazionale non si è qualificata, al contrario della Croazia. Lo stesso Buffon si è preso un grande applauso domenica pomeriggio allo stadio “Ferraris” dai tifosi della Sampdoria, nonostante tifi per il Genoa.

Facile dedicare ai grandissimi del calcio questi “atteggiamenti”, ma l’esempio deve arrivare proprio da loro: uomini che hanno la fortuna di vivere praticando “il lavoro più bello del mondo” (a detta dei tifosi di calcio). E molti di loro si meritano il rispetto di tutti, soprattutto delle tifoserie avversarie.

Una standing ovation non allungherà la vita, ma riceverne significa che si è fatto bene il proprio “lavoro”.