L’Italia si tinge di rosa

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SCATTA OGGI DA ALGHERO L’EDIZIONE CENTENARIA DI UNA MANIFESTAZIONE CHE, PIU’ DI TUTTE, UNISCE UN POPOLO COSI’ DISCORDANTE COME IL NOSTRO

Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani, disse il Marchese Massimo d’Azeglio in epoca post risorgimentale. Guardando al BelPaese attuale, spesso si colgono elementi più dissonanti che unificatori. Fra “polentoni” e “terùn”, Giuliette da postribolo e Vesuvi venerati come divinità distruttrici, e quindi ricostruttori, la nostra cara Italia spesso ha vissuto nel conflitto civile a colpi di insulti, vocazioni separatiste e quant’altro si possa vomitare ora che esiste la Rete.

Ma vi sono eventi che, improvvisamente, fungono da purgante, o per meglio dire, che fanno emergere quella parte sana di un popolo, di una terra, che ha generato anche e soprattutto alcuni dei più importanti geni della storia di noi bipedes. Che tali non sono, perchè grazie a queste menti pensanti, possiamo definirci davvero uomini.

Il Giro d’Italia, la più importante manifestazione italiana, sportiva e non, che esportiamo orgogliosamente in tutto il mondo è sicuramente artefice di quell’unificazione mentale alla quale il buon Marchese anelava più di 150 anni fa.

Forse perchè la bicicletta, vista come conquista da parte dell’uomo, che democraticamente gli permette di spostarsi facendo leva non soltanto sulle sue estremità posteriori, rappresenta davvero un simbolo.

Dove un atleta minuto, con la cassetta ben fornita di ossigeno e determinazione, si può ergere a gigante, sfidando le cime innevate proibite a noi comuni mortali. Dalle quali veniamo respinti senza possibilità di replica, o magari accolti, pagandone pesantemente il dazio.

Il nostro amato Giro compie cent’anni, regalandoci tappe simboliche che incarnano la sua leggenda, da un’Oropa che rieccheggia le cadenze di quell'”elefantino che scriveva poesie” (cit. Gaetano Curreri), la Berghem di Felice Gimondi da Sedrina, lo Stelvio e la Castellania dell’Airone, per poi passare anche da Ponte a Ema, terra natale di Ginettaccio. Ci saranno tutti i passi, simbolo di questo meraviglioso romanzo che pare infinito come il trofeo che viene assegnato alla Maglia Rosa.

Vincenzo Nibali mette sul piatto l’impresa clamorosa dell’anno scorso, certo che Kruijswijk non commetterà lo stesso errore di leggerezza che gli è costato il successo finendo nella neve, per non parlare di Landa, Van Garderen e Quintana. La corsa, probabilmente, vedrà loro come protagonisti massimi della generale. Ma le sorprese sono dietro l’angolo, perchè prima di essere vinta, questa corsa merita di essere vissuta. Chi saprà coglierne lo spirito salirà sul trono. Alla faccia dei Froome che l’hanno ripudiata come una volgarissima sagra di paese. Respect, please!

Partirà da una Sardegna smaniosa di applaudire il suo campione più illustre, ma Fabio Aru ad Alghero purtroppo non ci sarà. Speriamo che ritrovi i garretti del campione che è per la Sagra (sic!) in terra francese.

Scarponi saluterà tutti dal colle a lui dedicato, quel Mortirolo che sicuramente delineerà le giuste gerarchie. Un Giro che parte con la morte nel cuore, e con una doppia coltellata al fegato, dopo l’ennesimo choc in materia di doping in casa Bardiani.

Ma pensiamo alle montagne, alle pianure umide e alle colline che trasudano primavera, ma soprattutto alle storie meravigliose che il nostro amato Giro ci regalerà le prossime tre settimane.

E come disse il celeberrimo Visconte Cobram… “In sella!!!!”