Mihajlovic sul Milan: “Berlusconi non voleva Donnarumma”

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Mihajlovic

Sinisa al veleno contro la sua ex squadra

Mihajlovic non è certo il tipo che si tiene le cose dentro, anzi è stato sempre schietto e sincero, ma in un’intervista rilasciata ieri ha tirato fuori alcuni sassolini dalle scarpe, sopratutto contro il suo ex Club. Di seguito la sua intervista tratta da Calciomercato.it:

SUL TORINO – “Dopo l’esperienza a Milano cercavo qualcosa che fosse più simile a me. Questa società trae forza dalla sua tradizione e dalle proprie radici, inoltre è piena di gente ambiziosa come il Presidente, Petrachi ed anche il sottoscritto. Chiaro che in pochi credessero in noi ad inizio stagione, io mi arrabbiavo con i ragazzi, ma capivo anche che dopo cinque anni con lo stesso allenatore fai fatica a cambiare. I giocatori però sono cresciuti in fretta e stiamo continuando a farlo. Abbiamo principi di gioco solidi, non siamo solo grinta e carattere come dicono”.

SUI GIOVANI – “Se non lo è già adesso, tra qualche mese Belotti sarà l’attaccante più forte di tutta la Serie A! Ljajic non sa nemmeno il potenziale che può avere, è venuto qua nonostante quanto successo in Nazionale, sa che con me può migliorare. Gli ho detto che se non va in doppia cifra lo prendo a calci nel cu**. Iago Falque è fondamentale per la nostra rosa, si sacrifica tanto ed ha qualità”.

SUL MILAN – “I rossoneri erano in momento complicato quando sono arrivato io. Abbiamo perso tempo nelle prime otto partite perché abbiamo cercato di giocare con il 4-3-1-2, come voleva il presidente Berlusconi, anche se si capiva bene che non era il sistema adatto. Dopo il Napoli ho detto basta scegliendo di fare come credevo meglio, fossi stato allontanato, sarei comunque stato contento. I risultati poi sono arrivati, anche Donnarumma lo considero un mio successo. La settimana prima dell’esordio, Berlusconi è venuto due volte a Milanello per convincermi a mettere Diego Lopez. Dissi chiaramente che avrebbe dovuto mandarmi via, per sua fortuna non lo ha fatto al tempo. Romagnoli? Forse se non fosse stato per me non lo avrebbero preso. Parlai col Presidente e pensava che 25 milioni fossero troppi, lo convisi a dire di sì dicendo che lo avrebbe rivenduto a di più. Altrimenti la differenza la pagavo io. Il rapporto con il Presidente non è stato negativo, penso che sia stato il migliore per 29 anni, il 30esimo è toccato a me…”.

Salvatore Ciotta
Salvatore Ciotta, redattore di SportPaper.it e di Komunicare Editore, esperto di calcio italiano ed estero