Sorrentino, numero 1 senza età

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Sorrentino senza età

La cosa più brutta per un calciatore è l’essere considerato un sottovalutato, ovvero nonostante essere forte non l’aver mai avuto la chiamata da parte di un grande club quando in un grande club questo giocatore avrebbe potuto dire la sua senza problemi. La storia del calcio è piena di giocatori sottovalutati e l’Italia non è mai stata da meno. Uno di questi è senza dubbio Stefano Sorrentino.

Classe 1979, Sorrentino, alla ventesima stagione da professionista, ha sempre giocato ad alti livelli (otto squadre, quattro stagioni in B, due nella ex C1 e tre campionati all’estero), ma non è mai “emerso” e ha sempre giocato in provincia. E non ha mai ricevuto una convocazione in Nazionale. Eppure in provincia, in ogni piazza in cui è stato, è entrato nel cuore dei tifosi.

Il portiere del Chievo domenica nel lunch match si è superato, parando tutti i tiri della Roma verso la sua porta. E la parata di piede al volo lo ha reso iconico. Per il portiere cavese, il match del “Bentegodi” è stato una sorta di “risarcimento” verso i suoi tifosi dopo la pessima prova contro l’Inter, dove ha rimediato cinque gol.

Parliamo di un giocatore forte, che si è contraddistinto in carriera per la reattività, la precisione e quella capacità di parare rigori che è quel quid in più per ogni portiere. E farlo nei minuti finali, sotto la propria curva, parando il tiro del giocatore più pagato della storia della Roma alla sua prima partita intera (Patrik Schick), ha reso Sorrentino un emulo di Benji Price, anche se lui ha detto di aver ammirato l’alter ego del portiere della New Team, Ed Warner.

Del resto si sa: il portiere è il ruolo più pazzo di tutti e Sorrentino ne è il chiaro esempio, visto che spesso in carriera si è cimentato in parate miracolose. E le sue parole d’ordine, espresse anche in un recente tweet sono “tanto amore per il lavoro, passione e sudore”. Parole molto inflazionate da parte dei calciatori, ma Sorrentino se è arrivato a quasi 39 anni a compiere parate miracolose e a giocare ancora in Serie A, di “lavoro, passione e sudore” si nutre davvero.

Stefano Sorrentino, figlio di un ex portiere, è agli sgoccioli della sua carriera ma tutti gli auguriamo di giocare e parare ancora miliardi di tiri come quelli di Schick, perché è sempre stato uno che non si è mai tirato indietro e ha sempre lanciato il cuore oltre l’ostacolo.

Il numero 70 del Chievo, non dovrà mai dimenticarsi degli “occhi da tigre”, la sua caratteristica che lo ha reso uno dei “feticci” di tutti i fanta-allenatori e idolo della curva “Maratona” nei suoi quattro anni al Torino, dopo aver giocato una stagione nella Juventus dove non giocò mai chiuso da Peruzzi, Rampulla e de Sanctis e dalla sua giovane età (aveva diciotto anni).

A lui ora interessa salvare il suo Chievo, una storia d’amore giunta alla sesta stagione (e mezza). Per appendere i guanti al chiodo c’è tempo. Fino a quando gli “occhi della tigre” decideranno di dire basta.