Uno scudetto per quattro…

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Dimenticate quello che ci hanno detto per anni. Resettate la storia de “la palla è rotonda”. Abbandonate il concetto semplicistico della fortuna perché il calcio è un’altra cosa. Quelli che per anni ci hanno disegnato una logica completamente priva di riferimenti analitici adesso hanno da ricredersi: è la storia della Serie A 2015/2016 che ce lo fa capire. Fiorentina, Inter, Roma e Napoli sono, infatti, meritatamente in testa alla classifica seppur i dati che portano ai risultati siano anche in controtendenza tra di loro. L’unica caratteristica in comune si chiama eccellenza. Ognuna di queste 4 squadre risulta eccellere in determinate caratteristiche e lo scopo di questo articolo è capire quale sia il valore aggiunto da sottolineare in ciascuna di esse.

FIORENTINA, PUNTI 27.
PRO.
Iniziamo col botto: la Fiorentina di Paulo Sousa è la squadra che gioca il miglior in calcio in Italia. Nella patria del difensivismo e del fattore campo da difendere con i denti (per maggiori informazioni rivolgersi a Bergamo per capire la bipolarità dell’Atalanta), una squadra normale che gioca con lo stesso atteggiamento in casa e fuori casa rappresenta una rivoluzione copernicana. Il tecnico lusitano è riuscito a far comprendere agli Astori, Roncaglia, Badelj e Vecino che correre e palleggiare su un campo di 110 metri in casa è esattamente la stessa cosa di correre e palleggiare su un campo di 110 metri in trasferta. L’ex mente della Juventus campione d’Europa 1996 ha spiegato alla coppia di trequartisti Borja Valero-Ilicic che il possesso palla ereditato dalla gestione Montella non è l’unica strada per ottenere il successo. Il piano b si chiama intensità e – in particolare – pressing. Il vero valore aggiunto della Fiorentina è la capacità di pressare in avanti quando si perde il pallone. In questo modo il possesso palla viola(il quarto in Europa dopo Bayern, Barcellona e PSG) diventa un’ossessione per gli avversari. Le avversarie devono non solo difendere attentamente sulle linee di passaggio della Fiorentina quando attacca ma devono anche essere precise nella prima impostazione.

Sampdoria-Fiorentina
In questa situazione De Silvestri è sotto pressione prima ancora di battere la rimessa laterale e un errore di Fernando aziona il contropiede vincente della Fiorentina.

CONTRO.
Le incognite della squadra toscana sono direttamente proporzionate alla sua grandezza. Giocare un calcio tanto propositivo espone il collettivo di Paulo Sousa ad un fattore di rischio altissimo. A volte contro la squadra viola è sufficiente superare la prima linea di pressing(solitamente esasperato) per mettere in difficoltà il sistema. Non è un caso che le maggiori insidie siano arrivate contro le squadre meno dotate tecnicamente. Il Carpi, ad esempio, con passaggi di 60 metri sulla testa di Borriello ha più volte sfiorato il gol del vantaggio nel match del 20 Settembre; il Lech Poznan, in Europa League,  su due disattenzioni ha trovato addirittura la via del gol. La sensazione è che la Fiorentina spiccatamente europea sia stata costruita per fronteggiare con estrema disinvoltura avversari che cominciano la loro azione dal basso, ma che rischia di soffrire squadre chiuse che hanno come primo(e probabilmente unico) schema di riferimento quello di cercare la punta accoppiata al centrale difensivo viola. Ciononostante nella mia personalissima bilancia direi che pesa di più il gegenpressing made in violet.


INTER. PUNTI 27.
PRO
Se il calcio fosse una scienza esatta tutto quello di cui vi ho appena parlato riguardo la Fiorentina sarebbe l’unica e sola strategia da perseguire per l’ottenimento del successo. Nell’epoca del guardiolismo e del calcio di posizione la via viola appare effettivamente la via più lungimirante per portare a casa obiettivi importanti. Ma trattandosi dello sport più episodico del Mondo(il 50% delle volte vincono gli sfavoriti) pensare fuori dagli schemi può rappresentare una valida alternativa. Roberto Mancini ha capito che vincere senza convincere doveva essere il mantra della sua nuova avventura italiana. È, infatti, come se l’Inter avesse deciso scientificamente di produrre brutte partite per poi punire gli avversari nei momenti di calo psicofisico. Un atteggiamento marcatamente italiano e figlio di una scuola di pensiero(Rocco, Trapattoni, Capello) praticamente in disuso nelle grandi squadre. Si spiega così la scelta estiva di puntare con decisione su alcuni elementi difensivi dal rendimento assicurato(Miranda soltanto due anni ha sfiorato il doblete nell’Atletico Madrid dei miracoli; Murillo era uno dei prospetti più interessanti della scorsa Liga; Medel ha trionfato nella Coppa America dello scorso Luglio con la maglia del Cile ed è uno dei pochi ad aver resistito all’epurazione del tecnico di Jesi).

Ma veniamo ai dati: l’Inter concede soltanto quattro tiri in porta a partita; ha tenuto inviolata la propria porta in 8 dei suoi 12 incontri. Questi dati hanno dell’incredibile. Non è banale che una squadra che difende con tutti i suoi effettivi non riceva tiri in porta. Il valore aggiunto dell’Inter è una felice correlazione tra la difesa sistematica e l’improduttività degli avversari. Siamo di fronte ad una squadra che una volta passata in vantaggio sceglie di consegnarsi agli attacchi contando sul fatto che la varietà difensiva sia tanto vasta da eludere qualsiasi strategia. Nella partita contro la Roma Roberto Mancini decise di coprire il campo con un 4-5-1 molto compatto con Ljajic e Perisic chiamati ad un lavoro di contenimento senza precedenti, così facendo Salah e Gervinho erano neutralizzati dai continui raddoppi e senza metri da attaccare le loro avanzare venivano fortemente limitate. Nella partita col Torino il Mancio ha avuto il buon merito di capire che il Torino costruiva il proprio castello dalle fondamenta. Quindi tenere alta la linea per bloccare le fonti di gioco era la strategia difensivamente più efficace. Il giro palla tra Gaston Silva (sinistro schierato a dx), Glik e Moretti veniva marcato dal duo Palacio-Icardi; la mezzala sinistra Baselli (vera fonte di gioco) veniva regolarmente tallonata da Melo; la mezzala destra Benassi(più abile in fase offensiva che difensiva) veniva attaccata da Kondogbia. Nell’epoca di Youtube e delle tv satellitare non è il massimo parlare di varietà difensiva ma secondo Mancini is the way più semplice per puntare al massimo risultato.

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Nella fase di finale della partita con il Torino, l’Inter ritorna al modus operandi del match con la Roma. Tenendo bassissima la linea difensiva, marcando a uomo e tenendo il solo Miranda a coprire gli spazi fungendo da libero anni ’70.

CONTRO.
Una strategia completamente imperniata sulla fase difensiva ha la suspence nel DNA ed è terribilmente legata alle prestazioni e alla concentrazione dei singoli. Quando ci saranno i primi errori dei sin qui praticamente perfetti Handanovic, Miranda e Murillo il muro potrebbe ravvisare le prime crepe. La speranza per i tifosi dell’Inter è che Mancini abbia dalla sua la carta vincente da giocarsi in futuro per resistere all’inevitabile calo mentale dei suoi. La chiamata internazionale – destinazione New York – di cui si parla in questi giorni probabilmente non sarebbe una cattiva idea.


ROMA, PUNTI 26.
PRO E CONTRO.
Per fotografare la forza e i limiti della Roma non occorre impiegare troppa casistica. Non occorre verificare la media inglese e confrontare le occasioni sprecate con le occasioni fallite. La Roma è quella del doppio confronto di Champions col Bayer Leverkusen. Un collettivo in grado di rimontare contro una squadra di talento che conduceva 2-0 in casa, per poi farsi rimontare sul più bello per un pirotecnico 4-4 finale. È quella che al ritorno rischia il 4-0 in 45’ per poi vincere 3-2 con un calcio di rigore all’80esimo. La Roma è bianco e nero, Jung o Freud, poesia e prosa. Ma proprio per essere sempre il contrario di sé stessa ha l’opportunità di eseguire il back up dei suoi elementi negativi salvando solo quelli positivi. Perché in fondo ha indiscutibilmente la migliore rosa della Serie A, il miglior tiratore scelto del campionato (sono già 4 i gol di Pjanic in tutte le competizioni) e un centravanti in grado di far giocare bene le squadre. L’unico limite è rappresentato dalla difesa (Manolas, Rudiger e Digne, salvo interventi di emergenza a gennaio, saranno chiamati agli straordinari) e dall’incapacità di sbloccare le partite dopo la prima ora di gioco. Nel momento in cui fa centro subito, invece, diviene devastante e il valore aggiunto della squadra capitolina è la capacità di infliggere un destro-sinistro agli avversari. La batteria di esterni di attacco è, infatti, da top club europeo: Iago Falque è il migliore assistman della rosa; Salah una scheggia in grado di tagliare sia dentro il campo che andare negli spazi; Iturbe e Gervinho due contropiedisti praticamente impossibili da fermare nell’1 vs 1. In definitiva Rudi Garcia ha il compito arduo di adattare la propria idea di calcio alla rosa a disposizione. Il tecnico francese farebbe bene ad uscire dal limbo tattico in cui si è cacciato, improntando un approccio più coperto per avere più campo da coprire in avanti. Un Garcia I piuttosto che un Garcia II.

Derby
(…)
nella foto del raddoppio contro la Lazio, Gervinho – servito perfettamente dal mediano ideale Nainggolan – indica in modo esemplificativo il percorso da seguire.


NAPOLI, PUNTI 25.
PRO
Accostare la S di Superman ad un personaggio tanto umile e “normal-one” come Maurizio Sarri potrebbe rappresentare ai più un’autentica provocazione. Tutt’altro, invece. Maurizio Sarri è stato efficace nei primi mesi in modo almeno correlato a quanto avrebbe dovuto essere nel biennio passato il suo predecessore. Ma si sa il calcio è strano, se fallisci ci sarà sempre un altro Presidente pronto a darti una panchina. Magari addirittura quella più ambita d’Europa. Sfortunatamente però non è questa la sede adatta per parlare dei probabili fallimenti di RafaBenitez sulla panchina del Real Madrid. Parlerò invece del Napoli di Maurizio Sarri.La squadra dell’allenatore nato a Napoli e trapiantato in Toscana è la storia più bella di queste 12 giornate di campionato. La sua creatura è un’orchestra che gioca in 20 metri con gli spartiti che sono stati perfettamente mandati a memoria da ogni singolo elemento. Il suo 4-3-3 andrebbe studiato direttamente a Coverciano perché non c’è mai un uomo che copre una fetta di campo grande e che tiene la palla ferma per più di tre secondi. Ma il vero valore aggiunto del Napoli si chiama Gonzalo Higuain: il migliore calciatore della lega. La sua sola presenza in campo destabilizza le scelte avversarie. Se lo vai a prendere basso con il difensore centrale rischi di farlo girare in un metro e ti ritrovi a raccogliere la palla in porta; se lo vai a prendere alto rischi di fargli fare il ruolo che lui predilige, ovverosia quello di regista offensivo. Dalla sua uscita verso Jorginho nascono inevitabilmente problemi per la retroguardia avversaria con Allan, Hamsik, Callejon e Insigne sempre pronti all’inserimento. Da questa macchina da guerra derivano qualcosa come 22 gol fatti e soprattutto 4 lezioni di calcio alle big(Lazio, Fiorentina, Napoli e Milan). La percezione, dunque, è che al momento non esistano strategie tattiche in grado di opporsi con successo al sistema Sarri con il Napoli candidato con autorevolezza al ruolo di favorita.

Napoli

Il Napoli in questa immagine conferma quanto esposto in precedenza. Albiol che senza paura esce palla la piede a dinanzi a sé addirittura 5 linee di passaggio. A dimostrazione di quanto sia abile a stare corta la squadra di Sarri.

CONTRO
Difficile trovare fattori avversi ad una squadra che non evidenzia limiti tattici. Tuttavia essendo uno sport praticato da uomini e non da macchine, col tempo potrebbero subentrare dei limiti di natura caratteriale. Il Napoli è allenato da un tecnico che per quanto geniale non ha mai vinto un trofeo e trascinato da un attaccante straordinario che nelle fasi calde si è sempre sciolto. Quando il Napoli capirà che ‘i limiti come le paure sono soltanto un’illusione’ (Micheal Jordan dixit) allora potrà veramente cucirsi lo scudetto sul petto. A noi – nel dubbio – non ci resta che attendere.