Champions League, l’analisi delle 4 Regine d’Europa

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Champions League, un analisi approfondita delle Semifinaliste

Venerdì l’urna di Nyon ha stabilito le due semifinali di Champions League: da una parte la riedizione della semifinale della stagione 1997/1998 (Monaco-Juventus), dall’altra il derby di Madrid che si disputa per la prima volta in semifinale (due volte in finale). Quattro squadre con un unico obiettivo: arrivare a Cardiff la sera del prossimo 3 giugno per giocarsi (e vincere) la Champions League. E tutte e quattro inoltre hanno la possibilità di realizzare il triplete (titolo nazionale+coppa nazionale+Champions League): saranno 180′ di grande calcio e di grande passione. Abbiamo analizzato le quattro squadre e abbiamo evidenziato come tutte possono vincere la Coppa e tutte possono perderla.
Si inizierà martedì 2 maggio con Real Madrid vs Atlético Madrid ed il giorno dopo con Monaco-Juvetus. Il ritorno è fissato rispettivamente per il 10 e per il 9 maggio.

REAL MADRID

Il Real Madrid ha raggiunto la sua 28a semifinale della storia, la undicesima negli anni Duemila, la settima di fila. E’ la squadra campione d’Europa uscente ed i suoi obiettivi sono la duodécima (la dodicesima Champions) e fare per la prima volta il bis dai tempi del Milan di Sacchi, che vinse il trofeo nel 1989 e nel 1990.
Il Real dovrà affrontare per la terza volta nelle ultime quattro stagioni i “cugini” dell’Atlético Madrid, una delle squadre che negli ultimi anni ha avuto un miglioramento netto ma che non riesce a fare quel salto di qualità…anche grazie alle due sconfitte in finale contro il Real nel 2014 e nel 2016, tra gol all’ultimo secondo dei tempi regolamentari, tempi supplementari e calci di rigore.
Il cuore di questo Real Madrid si chiama “Cristiano” di nome e “Ronaldo” di cognome: nonostante stia disputando una stagione sotto tono in Europa, la sua tripletta ha permesso alla squadra di Zidane di arrivare al penultimo atto della manifestazione a scapito del Bayern Monaco. La rosa è validissima, ma dietro è troppo spesso in affanno. E Sergio Ramos, l’eroe degli ultimi secondi di una partita, ha fatto un autogol da “Mai dire gol” martedì scorso.
Il Real cerca la finale numero 14 della sua storia. Ci potrà riuscire? Prima dovrà fare i conti con la squadra di Simeone.
Le merengues non partono con i favori del pronostico, soprattutto dopo la (nel complesso) difficile vittoria contro il Napoli negli ottavi (i sei gol segnati traggono in inganno) e grazie agli errori arbitrali a favore contro il Bayern nei quarti. Detto questo, siamo parlando di una squadra che da quando è stata affidata a Zinedine Zidane ha un’altra anima e un altro gioco rispetto a Benitez. Delle quattro semifinaliste, i blancos sono al secondo posto nella griglia di partenza dietro alla Juventus e davanti ai colchoneros.

ATLETICO MADRID

La domanda che tutti si pongono dalla parte rojiblanca del Manzanarre è una sola: si riuscirà a sconfiggere finalmente il Real in Europa? In casa Atlético bruciano le due finali perse e ora come non mai sperano di poter arrivare alla terza finale negli ultimi quattro anni e vincere finalmente la coppa che tutti sognano di vincere.
Rispetto alle altre stagioni non siamo di fronte al miglior Atlético, ma è sempre una squadra che ha nel cholismo il suo stile di gioco e di vita. Nonostante la buona fase difensiva, in casa “materassai” si è qualche “nota” sotto rispetto alle ultime stagioni con il tecnico di Buenos Aires in panchina. Fatto sta che è sempre un osso duro da affrontare ed è meglio lasciarlo affrontare agli avversari.
Griezmann e soci come qualità sono terzi fra le semifinaliste, ma come garra sono un passo avanti rispetto alle avversarie (si parlava di cholismo non a caso.) e sono solidi, molto solidi: lasciano giocare, ma quando ripartono castigano l’avversario senza se e senza ma. Sempre in nome del cholismo.
L’Atlético quest’anno si dovrà consolare solo con l’Europa, visto che il Liga il distacco dalla vetta è ora di sette punti (e le capoliste Barcellona e Real Madrid giocheranno questa sera e potrebbero incrementare) e in Copa del Rey il cammino si è fermato in semifinale contro il Barcellona. Che possa essere il salvagente di una stagione deludente, la “coppa dalle grandi orecchie”?
I pro verso i colchoneros sono la voglia di rivalsa contro i cugini e la voglia di alzare al cielo per la prima volta quella coppa sempre sfuggita al rush finale, i contro sono che rispetto al passato non ci troviamo di fronte ad uno dei migliori Atlético della storia. Ma la palla, si sa, è sempre rotonda.

MONACO

I monegaschi sono alla terza semifinale della loro storia (prima di questa edizione, nel 1998 e nel 2004 con sconfitta in finale) e sono la vera mina vagante della manifestazione. Dopo essere arrivati primi nel girone, hanno eliminato il Manchester City negli ottavi con due partite incredibili e hanno rifilato sei reti al Borussia Dortmund nei quarti. Attualmente primo in classifica in Ligue 1 a pari punti con il Paris Saint Germain (ma con una partita ancora da disputare), i ragazzi di Jardim affronteranno le due partite contro la Juventus con la convinzione di aver fatto un miracolo sportivo, ma con la consapevolezza di poter lottare alla pari (o quasi) contro di lei.
I punti a favore dei biancorossi sono il fatto di avere un attacco molto forte (21 reti segnate in totale in Champions, di cui dodici tra ottavi e quarti di finale) composto dal veterano Radamel Falcao e dal talentuosissimo (capocannoniere di Champions) Kylian Mbappé, già sui taccuini dei ds di tutte le maggiori squadre europee; essere una squadra concreta e molto forte fisicamente; non avere nulla da perdere, forse il fattore che potrebbe mettere in difficoltà la Juventus e diventare decisivo nella corsa alla finale del “Millennium Stadium” in programma fra trentanove giorni.
I pericoli arriveranno dal tandem da (finora) 45 gol in stagione Mbappé-Falcao, 50 anni in due (diciannove il francese) e un assortimento tecnico molto valido: da Fabinho a Bernardo Silva, da Lemar a Bakayoko, da Glik (ex capitano del Torino) a Mendy fino a Subasic.
I punti a sfavore sono il fatto di non aver esperienza internazionale ad alto livello e che potrebbe esserci una sorta di appagamento, visto che nessuno pensava che Glik e soci sarebbero arrivati fino a qui. I monegaschi del presidente Dmitrij Rybolovlev sono nel complesso giovani (25 anni di età media), sono ambiziosi, davanti sono fortissimi e hanno ambizioni che fino a pochi anni fa non pensavano di avere. E non è un caso la loro posizione in campionato.
Tra i contro, la difesa molto ballerina: se davanti si segna, dietro si rincorre visto che nella fase ad eliminazione diretta le reti incassate sono ben nove in quattro partite giocate e la poca esperienza internazionale (anche se due anni fa fecero sudare nei quarti le note “sette camicie” alla Juventus).
Basteranno il talento e la freschezza per arrivare in Galles?

JUVENTUS

I bianconeri sono i candidati numero uno alla vittoria finale ed i fatti sono tutti dalla loro parte. Il punto di forza dei ragazzi di Allegri è senza dubbio la difesa, ma non è solo il pacchetto arretrato a fare la differenza, ma anche gli altri reparti sono da Champions: da Pjanić a Mandžukić, da Higuain a Cuadrado, i bianconeri hanno le carte in regola per eliminare i monegaschi e volare a Cardiff a giocarsi la nona finale della loro storia.
Altri punti a favore sono la completezza della squadra ed il fatto che ora è pronta a fare quel salto di qualità europeo che le consentirebbe di diventare la squadra più forte d’Europa.
Si dice nel calcio che la difesa sia il miglior attacco e i numeri bianconeri sono clamorosi a tal proposito: dieci partite sin qui giocate, 17 reti fatte e solo due subite. Di cui nessuna agli ottavi e nessuna nei quarti contro il Barcellona che poteva contare su gente (la MSN) che in tre anni insieme ha segnato 347 reti.
La squadra italiana ha le carte in regola per compiere il triplete, ma sulla sua strada c’è la mina vagante Monaco, più debole (come organico) delle due squadre di Madrid ma sicuramente una squadra che arriva a questo punto della stagione (e della coppa) per non accontentarsi di uno “zuccherino” ma che vorrà fare il salto di qualità definitivo e cercare la sua seconda finale della storia.
Un’arma in più di questa Juventus è Mario Mandzukic, “confinato” ad esterno sinistro: un colpo di genio di Allegri per un giocatore che, silenziosamente, sta diventando sempre più determinante. Non segnerà molto partendo da quella zona del campo, ma la sua influenza in avanti è sempre determinante per Dybala e Higuain. Per non parlare di un Pjanic che nel 4-2-3-1 sta tornando il giocatore che i tifosi bianconeri hanno potuto ammirare ai tempi della Roma. Per non parlare di Cuadrado che sulla fascia destra unisce corsa e grinta per far salire la squadra.
E poi la difesa, la BBC + Buffon: se il capitano bianconero dovesse alzare al cielo di Cardiff la prima Champions della sua strepitosa carriera, a dicembre arriverà spedito come un razzo il Pallone d’oro. BonucciBarzagliChiellini sono una garanzia e si stanno imponendo come tra i migliori interpreti del ruolo difensivo di questo XXI secolo. E aver lasciato a bocca asciutta il Barcellona per 180′ è stata una prova strepitosa.
La Juventus tra le quattro che sognano la finale in Galles è quella più completa, poi sarà la palla ad emettere il suo verdetto. Ed il fatto di giocare fuori casa la prima partita può essere un vantaggio, visto che il ritorno si giocherà in uno stadio, lo “Stadium”, imbattuto da più di quattro anni in Europa. Un vantaggio non da poco, Barcellona docet.
Il punto a sfavore di Buffon e compagni potrebbe essere la “sindrome da certezza”, vale a dire che dopo aver prevalso sul Barcellona di Messi e di godere dei favori di tutti, possa esserci una sorta di “presa sotto gamba dell’avversario” che nel calcio, a questi livelli, fa sempre male al morale e allo

Daniele Amore
Daniele Amore, Direttore di SportPaper.it e di Komunicare Editore, esperto di calcio italiano ed estero