De Sciglio, storia di un povero Mattia

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De Sciglio

Storia di un povero Mattia

Ci sono acquisti che scaldano i cuori e ci sono cessioni che lasciano l’amaro in bocca. In questa edizione del calcio mercato, i tifosi del Milan hanno il cuore “in fiamme” per via degli acquisti compiuti dalla premiata ditta Fassone&Mirabelli. Dieci arrivi (a oggi) per un ammontare in cartellini pari 312,5 milioni di euro: nessun’altra squadra in Italia e in Europa ha finora speso come i rossoneri che si pongono come avversari più credibili della Juventus, la scorsa stagione la vera regina del mercato estivo. E i nuovi arrivi della scorsa stagione hanno contribuito a portare nella Torino bianconera il sesto scudetto consecutivo, la terza Coppa Italia vinta nelle ultime tre edizioni e la seconda finale di Champions degli ultimi tre anni.

E proprio la squadra campione d’Italia sta vivendo in questi giorni dei veri traumi di mercato: prima la cessione di Leonardo Bonucci al Milan, poi il mancato arrivo di Patrick Schick dalla Sampdoria e ora l’arrivo in riva al Po di Mattia de Sciglio. E proprio l’arrivo del terzino milanese ha fatto storcere il naso ai tifosi della Vecchia Signora. Il motivo? Semplice e tipico di molti: l’arrivo di un giocatore che non è considerato all’altezza della situazione. Per di più pagato molto: 12 milioni di euro cash nelle casse del Milan. Come dire: ecco come spendere male il tesoretto ricavato dalla cessione di Bonucci al Milan.

Ma qual è il problema per i suoi detrattori? Mattia De Sciglio non è considerato un giocatore da grande squadra: debuttante in Serie A 19 anni, nel tempo non ha mantenuto le promesse iniziali e non è un giocatore che fa fare il salto di qualità alla squadra in cui gioca. Ogni pensiero è rispettabile, ma con il giovane terzino si è un po’ troppo calcato la mano.

Innanzitutto: quanti sono i classe 1992 in Serie A ad avere l’esperienza alle spalle di Mattia de Sciglio? In pochi, forse nessuno: 110 partite in campionato, altre ventitré nelle coppe europee e altre trentuno in Nazionale, prendendo parte alla Confederations Cup 2013, al Mondiale brasiliano e a Euro2016, dove è stato uno dei migliori della squadra allora allenata da Antonio Conte.

Eppure Mattia de Sciglio, in alcune occasioni anche capitano del Milan, è reduce da troppe stagioni mediocri che hanno fatto arrabbiare i tifosi del Diavolo che vedevano in lui un nuovo simbolo di milanesità: nato a Milano, fulgido prodotto del vivaio (come gli ex compagni Donnarumma, Abate, Calabria, Locatelli e Antonelli), arrivato a Milanello a nove anni, capitano della prima squadra e una prospettiva di carriera che lo avrebbe posizionato nella rincorsa al nuovo BaresiMaldiniCostacurta.

Qualcosa si è poi inceppato: alcune partite negative (complice anche un Milan non all’altezza), qualche infortunio di troppo e una carriera che si prospettava clamorosa che è invece diventava di colpo come quella di tanti altri calciatori.

La notizia dell’approdo di de Sciglio alla Juventus è stata accolta bene dai suoi ex tifosi, mentre quella del suo arrivo in bianconero è stata accolta con entusiasmo diametralmente opposto dai tifosi rivali. E le immagini del suo arrivo a Malpensa dalla Cina e quello al centro medico della squadra campione d’Italia non ha visto la folla oceanica riservata ad altri giocatori (Douglas Costa, ad esempio).

Il terzino, in un’intervista dopo le visite, ha detto che avrà tempo per parlare. E si spera che non debba dire nulla contro la sua ex squadra che non ha creduto in lui o verso i suoi vecchi tifosi che hanno stappato (metaforicamente) bottiglie di champagne alla notizia della sua cessione, ma che sarà il campo a parlare per lui.

De Sciglio inizierà la sua nuova avventura in una squadra che lotterà ancora una volta per vincere quella Champions che in due occasioni negli ultimi tre anni è scappata via sul più bella e sarà agli ordini di un allenatore, Massimiliano Allegri, che in lui ha sempre creduto, tanto da farlo debuttare in Champions League ad appena 18 anni e qualche mese dopo in campionato. E lo stesso tecnico livornese non ha mai nascosto una certa predilezione per il terzino de Milan e ora lo ritrova ancora ai suoi ordini. E anche Allegri era arrivato dal Milan tra miliardi di mugugni e poi sappiamo come è andata a finire.

De Sciglio si giocherà il posto con Lichsteiner, sempre che il pendolino svizzero non chieda di essere ceduto: farà ancora panchina dopo averla fatta per fare posto a Dani Alves o sceglierà di giocarsi il posto con un compagno che ha otto anni in meno di lui? Qui la palla passerà a Marotta e Paratici, onde evitare di trovare un altro giocatore senza stimoli in rosa.

E proprio il paragone con Dani Alves è l’ostacolo da sormontare per l’ex numero 2 rossonero: cosa avrebbe di meno lui rispetto al nuovo giocatore del PSG? Innanzitutto de Sciglio è rimasto sempre al Milan anche quando la fiducia gli era meno da parte di tecnici e società, non è un social addicted come il brasiliano e non ha mai sputato veleno contro nessuno. Mattia de Sciglio ha la faccia del bravo ragazzo della porta accanto, il classico ragazzo che ogni mamma e papà vorrebbero per le proprie figlie.

Il nuovo terzino juventino avrà davanti a sé molti stimoli: giocare in una squadra di campioni che vorrà vincere il settimo scudetto di fila, la quarta Coppa Italia consecutiva e vincere la Champions. Eh già la Champions, il trofeo che quest’anno il (per ora sulla carta) Milan dei super acquisti non potrà disputare e che invece de Sciglio giocherà dopo aver passato gli ultimi tre anni a vedere giocare la Champion sul divano di casa.

De Sciglio il (fu) predestinato ha un compito difficile: far valere quei 12 milioni spesi per lui, rimandare al mittente le tante critiche degli ultimi anni e far capire a tutti che non è un giocatore come tanti, ma quello che aveva debuttato con spavalderia in Serie A e che fatto un Europeo importante lo scorso anno in Francia. Insomma, una scommessa da vincere.

Sarà il campo a parlare e sarà la fascia destra a stabilire il vincitore, se de Sciglio o i suoi detrattori.