Juventus, Agnelli: “Con Allegri abbiamo un progetto a lungo termine”

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Andrea Agnelli pensieroso ( ph: Fornelli/Keypress )

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha parlato del futuro della Juventus e del progetto con il tecnico livornese Massimiliano Allegri.

Intervenuto da Milano dall’evento “Il Foglio a San Siro”, il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha parlato della sua Juventus a 360 gradi. Queste le sue parole: “Il progetto di Allegri è valido e lui ha portato solidità, quella che gli avevamo chiesto. Sappiamo quello che vogliamo ottenere. Con Lapo scherziamo perché lui ha la capacità di intervenire al momento giusto con le sue battute. Siamo arrivati oggi (in chiave scudetto)  a rimpiangere una partita di qualche settimana fa (il ko con l’Inter), ma il nostro progetto è a lungo termine. Arrivare ad avere rimpianti per una stagione è di buon auspicio per gli obiettivi futuri. E’ chiaro che ogni stagione non vincente porti rimpianti, ma i bilanci di fanno alla fine della stagione, non al termine di ogni incontro come succede da noi in Italia”.

“Ogni torneo conta. Il più importante è il campionato, perché dà la misura della forza di una squadra durante una stagione. Il trofeo con più appeal è la Champions League, ma ogni “titulo” conta. Coppa Italia compresa. Ecco perché a Chiellini e Bonucci chiedo di rimanere concentrati su quella. Del loro futuro parleremo dopo… Un bilancio della mia presidenza? A me i bilanci non piace farli. Lo sport ha una regola di vita fondamentale: alla fine di ogni competizione si ricomincia da zero e si riparte con la voglia di arrivare davanti a tutti. Vale ad ogni livello”.

“Noi abbiamo il pieno rispetto degli organi inquirenti e ne esigiamo altrettanto. Siamo contenti che l’operato della società sia stato ritenuto corretto per quel che riguarda le plusvalenze. Ci stiamo muovendo per definire un futuro migliore per questo sport e il progetto della Superlega ha portato 12 club a firmare un accordo vincolante di 160 pagine. Poi alcune società si si sono spaventate di fronte alle conseguenze, ma bisogna avere le spalle larghe per portare avanti questo procedimento. E noi ce le abbiamo. La Uefa è un operatore monopolista in questo momento e l’attuale non è una governance moderna. Ecco perché siamo arrivati a questo procedimento giudiziario. Ci appelliamo al principio di libera concorrenza. Poi accoglieremo qualunque giudizio arriverà e il tempo sarà galantuomo. Il mio rapporto con Ceferin? Al momento il dialogo tra noi è interrotto, ma ciò non toglie che l’affinità rimanga. Lui ha preso tutto quello che è accaduto come un attacco personale, ma non è così. La Champions attuale? Abbiamo visto una bella semifinale, City-Real, ma la Premier ha un fatturato da 4,2 miliardi all’anno e attirerà tutti i giocatori più importanti. Una Superlega di fatto c’è già: rischiamo di avere una Premier League tutto l’anno e una da marzo a maggio. Questa governance ha polarizzato il calcio”.

“Dybala è un grande giocatore che ha dato tutto per la Juve, poi certe decisioni sono figlie dei momenti. A dicembre avrei detto che Dusan Vlahovic alla Juve fosse impossibile, a gennaio quando abbiamo iniziato a parlarne, pensavo fosse molto difficile per gennaio. Le risorse sono limitate e bisogna scegliere dove investirle: noi abbiamo Vlahovic, De Ligt, Locatelli e Chiesa. Fare un’offerta non consona non sarebbe stato corretto per la società e per Dybala stesso, che cerca l’ultimo grande contratto della carriera. Marotta è mancato alla Juve? Sicuramente, ma in quel momento sono state fatte determinate scelte. Ora all’Inter sta facendo molto bene”.

“Spero in un suicidio collettivo di Inter e Milan – ha detto ridendo -: due punti in quattro partite e noi che le vinciamo tutte… Casini alla guida della Lega? La Juve è filogovernativa e penso che lui possa essere un ottimo presidente. Spettatori ai Mondiali? C’è bisogno di una scuola federale sul modello belga e francese. La legge sullo ‘ius soli’ sportivo potrebbe essere utile per non disperdere il talento. San Siro? Ha fatto il suo tempo, l’ho già detto. Si è sacrificato Wembley per un nuovo Wembley che non ha paragoni col passato. Il San Siro è antifunzionale per i club”.

Samuel Tafesse
Samuel Tafesse - Giornalista Sportivo | Komunicare Editore