Moise Kean si racconta senza filtri: “Ero difficile da gestire. Allegri il mio padre sportivo”

In un'intervista rilasciata a DAZN, l'attaccante juventino ha parlato di vari argomenti

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L’ESULTANZA DI MOISE KEAN VERSO IL CIELO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Moise Kean, attaccante della Juventus, ha recentemente concesso un’intervista a ‘DAZN‘, in cui ha discusso vari aspetti della sua carriera, della stagione attuale e di altri argomenti. Durante la conversazione, il centravanti della squadra bianconera ha iniziato esplorando il suo passato adolescenziale: “Sono uscito di casa a 13 anni per andare a vivere nel convitto della Juventus perché nessuno mi poteva portare agli allenamenti. Ho lasciato Asti e una vita da palazzoni: tutti i giorni andavo a giocare, stavo per strada con gli amici, a scuola ci andavo perché mia mamma mi obbligava. Non sono stato facile da gestire, anche parlando con gli altri, un’infanzia molto diversa dalla mia. Altri ragazzi magari a Natale andavano in vacanza con le famiglie, noi con niente ci adattavamo. Giocavo a calcio in oratorio, una volta avevamo fatto la partita alle 10 di sera, poi il Don ci ha beccati, ha chiamato la polizia e siamo scappati. La maggior parte di loro o sono in carcere o non si sa dove sono, mi sento molto fortunato, molta gente che viene dalla mia situazione non riesce a uscirne. Quando ho fatto l’esordio in prima squadra, a 16 anni, mi sono detto: “Ok, sono fuori dalla merda”.

Moise Kean: “In Francia mi sono sentito a casa”

I suoi primi mesi da papà: “Mi sono svegliato quattro volte stanotte, dormo pochissimo. Si chiama Marley, ha quattro mesi, ho un tatuaggio per lui. Mi sono cambiate tante cose, prima di agire ci pensi 20 volte, pensi sempre a lui, ma tutto è successo in poco tempo, da quando l’ho preso in braccio. Perché non lo sapeva nessuno? Non lo so, non mi piace andare a dire le mie cose in giro, sono molto privato. Non lo sapeva nessuno fino a quando ero andato in ospedale perché ero assente. Erano scioccati.”

Sul PSG: “In Francia mi sono sentito a casa, i miei parenti abitano lì e mi facevano sentire a casa. Sono arrivato il primo giorno, c’erano Neymar, Mbappé, mi hanno aiutato tantissimo, mi spiegavano com’è giocare con loro, sono andato anche a cene con loro. Mi facevano sentire grande“.

Su Massimiliano Allegri: “Abbiamo un ottimo rapporto, mi ha fatto capire quando facevo cavolate e quando facevo bene. E’ stato un papà sportivo, a volte litighiamo ancora ma alla fine ci vogliamo bene anche se non ce lo diciamo”.

Sul rapporto con i compagni di spogliatoio: “Nicolussi-Caviglia è un po’ un mio gemello, mi conosce più di tutti qua dentro. Prima che sto per dire una cavolata mi dice di non dirla, mi conosce troppo bene, è la mia guida. Quando non capisco qualcosa chiedo ancora ad Hans. Anche gli esercizi che magari non ho capito, chiedo a lui. E’ una persona speciale per me, è molto aperto anche se ascolta la musica peggiore“.

Cosmin Badiu
Cosmin Badiu, redattore di SportPaper.it e di Komunicare Editore, esperto di calcio italiano ed estero